Contenuto principale

Messaggio di avviso

Lecco “città di montagne ed alpinisti”: è dal 1900 che pareti e guglie di Grigne, Resegone, San Martino e Valsassina rappresentano un laboratorio dove generazioni di scalatori lecchesi, brianzoli e milanesi hanno concretizzato i loro sogni. Bastava un biglietto del treno, una corda di canapa, una manciata di chiodi e moschettoni, per assaporare i raffinati piaceri dell’arte della scalata. Alcuni di loro (Riccardo Cassin, Gigi Vitali, Ercole Esposito, Mario Dell’Oro) hanno compiuto imprese di assoluto valore, portando il nome del territorio in giro per il mondo.

Dai primi anni ’80, la tradizione alpinistica locale viene scossa dalla comparsa di un fenomeno che si è presto trovato a superare, come numero di praticanti, l’alpinismo classico sulle Grigne. Le pareti di fondovalle, che in molti cominciano a chiamare falesie secondo la moda francese, sono il terreno di gioco per una nuova disciplina: l’arrampicata sportiva.
L’arrampicata classica e più in generale l’alpinismo esprimevano la ricerca dell’avventura. L’obiettivo principale dell’arrampicata sportiva diventa la salita dell’itinerario, utilizzando per la progressione unicamente le asperità della roccia (appoggi ed appigli) e non l’ancoraggio, che serve solo come protezione in caso di caduta.

L’arrampicata sportiva nel lecchese inizia sul Sasso di Introbio in Valsassina (terreno di gioco del Don Agostino Butturini e dei suoi mitici “Condor”) con Marco Ballerini, ed oggi ha assunto la dimensione di fenomeno di massa. I dintorni di Lecco si sono rivelati un terreno ideale per gli appassionati che si contano a migliaia. Dopo il Sasso di Introbio vengono individuate altre strutture e nel giro di pochissimi anni, nascono decine di nuovi “tiri” sempre più difficili sulla Bastionata del Lago, sull’Antimedale ed al Nibbio. Verso i primi anni ’90, Delfino Formenti e Alessandro Ronchi interpretano la crescente richiesta di itinerari anche su difficoltà (sportive) più basse con chiodature meno severe, da parte di un pubblico sempre più vasto. A loro si deve la chiodatura di 16 importanti falesie, per un totale di circa 850 lunghezze di corda.
L’arrampicata sportiva esplode in Italia grazie alle prime gare di arrampicata del 1985, all’attenzione dei media specializzati ed alla diffusione delle informazioni in internet, anche come concreta opportunità per il tessuto economico locale. Le falesie attrezzate attualmente esistenti, sono nate dall’opera di un numero relativamente ristretto di scalatori (Alippi, Ballerini, Buzzoni, De Stefani, Formenti, Galli, Passini, Riva, Ronchi, Rovelli, Selva, Vitali) che, a livello volontaristico e per pura passione, hanno sostenuto il faticoso lavoro di pulire la roccia da erba e sassi mobili, attrezzare gli itinerari e creare spazi minimi alla base delle pareti. Ad oggi risultano circa 1.850 itinerari, per 2.100 lunghezze di corda, distribuiti sulle circa 70 falesie del territorio.
La maggior parte di questi sono “monotiri”, ma è presente anche un buon numero di vie di più lunghezze di corda. Completano l’offerta le salite su roccia di stampo alpinistico, circa 300 quelle fruibili, sulle montagne e pareti della provincia di Lecco. L’arrampicata sportiva nel lecchese

Perché le falesie lecchesi

Il territorio lecchese può vantare un consistente patrimonio di falesie naturali attrezzate per la pratica dell’arrampicata sportiva, spesso inserite in un contesto ambientale e paesaggistico di pregio, con una grande varietà di situazioni (dalle falesie in riva al lago a quelle in ambiente alpino), di tipi di roccia e stili di arrampicata. Il clima mite consente di scalare per gran parte dell’anno, grazie alla varietà di esposizione delle pareti. 
La maggior parte delle falesie è raggiungibile in tempi brevi ed alcune (anche pareti più lunghe) sono raggiungibili con i mezzi pubblici.
Esistono moltissime possibilità di alternare la scalata in falesia con gli itinerari di più tiri in montagna. Le falesie svolgono per il territorio un importante ruolo di utilità collettiva:

  • luoghi per la pratica sportiva di massa, con accesso gratuito e illimitato, ad alta rilevanza sociale;
  • fattore di attrazione per il turismo sportivo;
  • possibilità di interazione dell’arrampicata sportiva con le altre modalità di fruizione in chiave outdoor del territorio (arrampicata classica – tradizionale in montagna, escursionismo, sci alpinismo, sci alpino, mountain bike, cicloturismo su piste predisposte, canyoning eccetera).

Gran parte delle falesie è stata attrezzata tra la fine degli anni ’80 e la fine degli anni ’90 e per numerose di esse, di utilizzo frequente, è stato necessario intervenire con opere di manutenzione straordinaria, in particolare sugli ancoraggi e sui sentieri di accesso, prioritariamente per migliorare le condizioni di sicurezza e migliorare la qualità delle aree di arrampicata, nel rispetto dell’ambiente e della storia di ogni singola falesia, a partire dagli artefici originari.

Regione Lombardia, insieme al Collegio Regionale Guide Alpine Lombardia, alle Comunità Montane Lario Orientale Valle San Martino e Montana Valsassina, Valvarrone, Val D’Esino e Riviera, al Comune e Provincia di Lecco ed alla Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Lecco hanno dato risposta realizzando un progetto di valorizzazione delle falesie lecchesi, prevedendo, per le 9 falesie oggetto di intervento:

  • la riattrezzatura e la manutenzione degli itinerari di arrampicata, garantendo che gli interventi siano attuati con gli standard migliori a livello internazionale;
  • l’intervento e la manutenzione alla base delle pareti per una migliore fruibilità e la manutenzione dei sentieri di accesso;
  • la comunicazione in loco, con tabelloni informativi alla base delle falesie e segnaletica sui sentieri di accesso.

Tutti gli interventi sono stati realizzati nel rispetto delle Linee guida tecniche per la chiodatura delle falesie approvate e valutate da specifiche Commissioni tecniche composte, per quanto possibile, dai primi chiodatori, dalle Guide Alpine e da frequentatori abituali della falesia. Scopo del progetto è quello di definire ed attuare iniziative che, partendo dal miglioramento della sicurezza e dalla riqualificazione delle falesie, con la finalità di favorire la diffusione dell’arrampicata sportiva, ne facciano il volano per accrescere l’attrattività del territorio, sviluppando una complessiva valorizzazione turistico e sportiva.