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Stiamo assistendo ad un rinnovato interesse per e la cultura dell’olio e la coltivazione dell’olivo, che desidera tornare ad essere l’albero simbolo del Lago di Como. L’attività dei frantoi di Lenno (CO) e di Bellano (LC) ha dato fiducia e stimolato il recupero a coltura di vecchi oliveti esistenti ma anche la realizzazione di nuovi, soprattutto nell’area Lecchese. Nel 1997 è stata attribuita la Denominazione di Origine Protetta (D.O.P.) “Laghi Lombardi Lario”. La qualità dell’olio è ora oggetto di sempre maggiori attenzioni da parte degli olivicoltori e per il miglioramento delle tecniche al frantoio.

La produzione di olio certificato DOP è aumentata per il territorio del lago da 1% del 2003 al 10% del 2009 al 20% del 2012, coinvolgendo un numero crescente di produttori. A questi sforzi da parte del mondo produttivo corrisponde un interesse crescente da parte del mercato: l’olio certificato è di qualità eccellente e spunta prezzi di tutto riguardo in grado di compensare gli elevati costi di produzione. Tale evoluzione della filiera è supportata dalle Comunità Montane che hanno promosso sia interventi strutturali che iniziative di assistenza tecnica, divulgazione e ricerca. Nel 2005 abbiamo realizzato un’indagine in collaborazione con l’Associazione Interprovinciale Produttori Olivicoli Lombardi (AIPOL) e CNR – ISAFoM di Perugia volta alla verifica della presenza di cultivar d’olivo di antica coltivazione. 

L’indagine ha individuato 29 antichi olivi presenti nel territorio lariano che dopo un’analisi genetica e di indagini morfologiche dell’albero e dell’oliohanno rivelato la presenza di germoplasma “autoctono” e la necessità di conservarne l’esistenza. Per la realizzazione di nuovi oliveti è stato finora utilizzato materiale varietale di provenienza prevalentemente toscana, rischiando in tal modo di ridurre la biodiversità agraria e il suo valore. Questo ha indotto la Comunità Montana a sviluppare un progetto, in collaborazione con AIPOL e con il vivaio Faena di Perugia, per la riproduzione nuove piantine di olivo riferite alle varietà lariane e per i nuovi oliveti vi sarà pertanto la prospettiva di utilizzare materiale varietale “autoctono”, conservando un patrimonio genetico importante.

La vite

La viticoltura ha una tradizione antichissima della quale rimangono purtroppo poche esperienze ancora vivaci. La Riviera di Pontida è tra i luoghi dove la vite alberga nel sentire quotidiano della gente, arricchisce il paesaggio e contribuisce alla manutenzione dei versanti e dove la presenza della Cantina Sociale Valle San Martino e di altre minori ma significative realtà riveste un ruolo che va ben oltre la semplice iniziativa imprenditoriale. Altrove possiamo solo immaginare, indovinando la diffusa sistemazione a terrazzamento delle pendici, che la vite possa essere stata tutto questo.
La viticoltura assolve dunque il ruolo di tutela di un territorio che in assenza di coltivazione si espone a maggiori criticità: frane e incendio boschivi rappresentano rischi per l’incolumità e un costo per la collettività. Il territorio lariano ha conseguito recentemente il riconoscimento della Indicazione Geografica Tipica del vino “Terre Lariane”. Si vuole considerare questo come punto di partenza per il recupero e lo sviluppo di una viticoltura da reddito nel territorio.

L’OLIO

L’Olivo e La Vite
Colture nobili All’olivicoltura viene unanimemente riconosciuto un ruolo principe nella caratterizzazione del paesaggio lariano, dove la vite è purtroppo quasi scomparsa. Queste due colture nobili occupano i ripidi terrazzamenti stretti tra lago e montagna, aree solitamente non adatte ad altra coltura agraria. Frutto di secolare laboriosità, i terrazzamenti rappresentano una geometria delicata, efficace per la stabilità dei versanti solo se opportunamente coltivata. La valorizzazione delle “colture nobili” ha dunque effetto concreto per la cura del territorio, ma anche a favore del paesaggio e quindi del sistema turistico lariano.

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